Le caratteristiche di Fintech nell’evoluzione del mondo finanziario
Anche se a ritmo moderato rispetto alle evoluzioni dell’ambiente esterno, l’inevitabile e continuo adeguamento delle infrastrutture tecnologiche al servizio dei consulenti da parte di banche e reti, ha permesso in alcuni casi di arrivare altresì alla riduzione di buona parte dei supporti operativi cartacei, tramite l’utilizzo di soluzioni che prevedono un’operatività prevalentemente elettronica.
Tra queste varie modalità operative si annoverano differenti forme di quella che viene definita web-collaboration, in cui sostanzialmente la proposta d’investimento viene realizzata e presentata dal consulente tramite supporto informatico e l’accettazione ad opera del cliente avviene in via contestuale o anche a distanza, sia fisica che temporale.
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Altri vantaggi di tali implementazioni tecnologiche hanno portato all’archiviazione elettronica della documentazione obbligatoria, riducendo così in maniera consistente i volumi degli archivi cartacei in capo a consulenti ed intermediari.
In casi più avanzati, si è arrivati all’utilizzo della firma grafometrica, che consente il riconoscimento calligrafico univoco del firmatario di ogni singolo documento archiviato ed un conseguente snellimento fisico ed operativo del lavoro.
È degli ultimissimi tempi, inoltre, l’utilizzo di applicativi che, grazie alla portabilità della tecnologia di riconoscimento delle impronte digitali, consentono di effettuare operazioni dispositive bancarie o finanziarie tramite l’utilizzo del proprio smartphone, ricorrendo ad un meccanismo di riconoscimento inconfutabile.
L’ applicazione tecnologica nel mondo del risparmio gestito e della consulenza finanziaria ha quindi consentito di migliorare le soluzioni d’investimento ed i rapporti con i clienti.
Sebbene in prima istanza l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative abbia rappresentato una forma di agevolazione e di maggior controllo a servizio di consulenti ed altri operatori, recentemente questa operatività ha valicato anche nel nostro Paese quel labile confine che tendeva a distinguere in maniera netta l’analisi, la proposizione e la gestione di soluzioni finanziarie realizzate da un operatore umano rispetto a quelle realizzate autonomamente da un calcolatore.
È così che, a disposizione dei risparmiatori, sono comparsi sul mercato nuovi strumenti e nuovi protagonisti, dotati di un’autonomia decisionale basata su algoritmi predefiniti e, in alcuni casi più recenti e complessi, perfino di un’intelligenza artificiale.
Parliamo nel primo caso dei robo-advisor, consulenti virtuali che consentono di offrire servizi di consulenza finanziaria al pubblico in modo efficiente, nonché protagonisti di varie discussioni sull’innovazione tecnologica applicata all’offerta finanziaria in Italia.
In questa ampia categoria rientrano differenti tipologie di servizi online che, pur presentando caratteri omogenei, si differenziano nelle modalità con cui concretamente svolgono il compito loro assegnato.
Elemento comune è rappresentato dalla funzione che essi perseguono, ovvero offrire al risparmiatore soluzioni di investimento elaborate sulla base di algoritmi di risk management e asset allocation che, nella maggior parte dei casi, possono essere acquistate direttamente dalla piattaforma su cui si sta operando.
Puntando sulla semplicità di utilizzo e sull’immediatezza della soluzione proposta, queste piattaforme d’investimento consentono ai loro utilizzatori di ottenere un notevole risparmio sia in termini di tempo che di costi di negoziazione.
Da qui il dibattito aperto da qualche tempo sulla possibilità di una disintermediazione a sfavore dei consulenti finanziari “fisici” e sulle modalità con cui il settore professionale potrebbe gestire tale potenziale minaccia.
Da un primo risultato empirico degli sviluppi di tali piattaforme, però, è emerso un aspetto su cui molti intermediari stanno puntando: il fattore umano, ossia la fondamentale importanza che assume l’aspetto relazionale che un consulente instaura con i propri clienti nel corso del rapporto professionale.
Infatti, almeno fino a che la normativa MiFID2 non cambierà le carte in tavola, mettendo in crisi molti rapporti basati molto più sulla fiducia che sul rapporto costi-benefici, difficilmente questo potrà essere sostituito da un approccio di tipo più meccanico, per quanto evoluta e “intelligente” possa essere l’interfaccia computerizzata utilizzata.
Vuoi saperne di più sulla normativa MiFID2? Leggi l’articolo “MiFID II: quali sono le novità che ha portato questa direttiva?”.
Ad oggi, il mercato italiano annovera alcuni tipi di robo-advisor che operano ancora in quello che potrebbe essere definito un regime di “consulenza finanziaria semplificata”, utilizzando strumenti a basso costo (come gli ETF) e proponendo soluzioni preimpostate, basate su un numero limitato di portafogli che rispondono a differenti profili di rischio e di rendimento atteso, basati su un determinato orizzonte temporale d’investimento.
Per gli amanti del Buy&Hold, queste soluzioni beneficiano di una notevole riduzione dei costi data dalla disintermediazione, dall’approccio fai-da-te e dalla tipologia di strumenti utilizzati che, in quanto sostanzialmente passivi, presentano costi di gestione molto più contenuti rispetto ad omologhi strumenti “gestiti”.
Di converso, però, se è vero che alcuni RoboAdvisor operano o suggeriscono delle rimodulazioni periodiche di portafoglio (principalmente sulla base di quanto pattuito con il cliente in sede di creazione dello stesso), è anche vero che in alcuni casi le soluzioni proposte tendono ad utilizzare degli algoritmi basati sul principio della frontiera efficiente Markowitziana; tanto fotogenica quanto superata da una realtà economica e finanziaria molto più complessa di quella rappresentata dal modello. Inoltre, nonostante le possibilità fornite dalla tecnologia a disposizione, ad oggi la personalizzazione del servizio appare ancora poco sviluppata.
Nella scelta di una soluzione d’investimento automatizzata, di un consulente virtuale, riscuoteranno un interesse probabilmente maggiore tutti quei modelli che presenteranno alla base una costruzione di portafoglio più complessa e completa, riuscendo a:
- colmare al meglio il gap comunicativo tra la macchina e l’uomo,
- proiettando in maniera più verosimile le possibili evoluzioni del mix di portafoglio prescelto,
- utilizzando sistemi statistico-matematici evoluti
- tenendo conto di un rapporto rischio-rendimento improntato anche sull’aspetto emozionale e caratteriale della persona che effettuerà l’investimento.
Quindi, un consulente virtuale che si avvicini quanto più possibile alle caratteristiche di un consulente umano, che sia in grado di proporre al cliente un’operatività personalizzata, basata anche sulle peculiarità caratteriali dell’investitore, sulla sua personalità ed i suoi obiettivi.
Insomma, non una banale black-box, tanto efficiente quanto fredda ed impersonale, in cui le impostazioni iniziali tendono a rimanere sostanzialmente statiche fino a date preimpostate ed in cui l’output è annoverabile tra una serie limitata di soluzioni preconfezionate; bensì un sistema complesso che preveda una rimodulazione continua delle soluzioni inizialmente proposte, tenendo conto delle continue evoluzioni dei mercati, delle caratteristiche dell’homo sapiens che effettua l’investimento, del grado di rischio che questi è disposto a sopportare per raggiungere il proprio obiettivo e delle opportunità di consolidamento dei montanti.
In questo modo, proponendosi anche come strumento di educazione finanziaria utile a ridurre i bias di investimento, uno strumento del genere potrebbe rendere possibile raggiungere in maniera più coerente gli obiettivi personali, mitigando i rischi dati dalla standardizzazione dell’offerta ed incrementando la probabilità di sovraperformance nel lungo periodo.
Ma al netto delle citate perplessità relative all’aspetto relazionale, nonostante il primo vero sviluppo di tali soluzioni automatiche a disposizione del pubblico sia stato pensato e realizzato nei confronti della clientela retail – ed in particolar modo in risposta alle nuove e differenti esigenze della generazione dei millennials – un’indagine condotta sulle banche dati dei clienti di due dei più importanti robo-advisor italiani rivela che, al momento, i principali interlocutori di questi robot sono gli ultracinquantenni, in quanto detentori di patrimonio, tempo ed esperienza necessarie per investire in autonomia tramite la rete.
L’evidenza empirica fin qui riscontrata, dunque, pone un interrogativo fondamentale su quale possa essere il profilo ideale di investitore per cui una simile piattaforma possa rappresentare una valida alternativa alla consulenza tradizionale.
Ciò apre una prospettiva di grande interesse anche per l’offerta di soluzioni di wealth management digitale, soprattutto in un’ottica di riduzione dei costi di gestione per gli intermediari finanziari che li proporranno.
Se da un lato è dunque comprensibile come queste piattaforme dirette al pubblico possano in qualche modo minare il lavoro dei consulenti finanziari, bisogna anche tener conto di come la tecnologia applicata alla nascita e alla realizzazione dei più recenti RoboForAdvisors tenderà a coadiuvare sempre più i professionisti di settore nell’esercizio della propria attività, affiancandoli nell’ analisi e nella gestione puntuale e personale delle esigenze di ogni singolo cliente e, grazie ad un rapporto interpersonale duraturo, consentendogli di rispondere più agevolmente a quella logica di offerta di consulenza e di servizi, piuttosto che di prodotti, richiesta dalla normativa MiFID2.
Ciò che allo stato attuale risulta evidente è che i risparmiatori, tra strumenti “intelligenti”, piattaforme di consulenza virtuale e tools di analisi e di gestione evoluti a disposizione dei propri consulenti, avranno sempre più la possibilità di attingere da un’offerta ampia ed articolata, realizzando soluzioni iper-personalizzabili che gli consentiranno di gestire i propri investimenti in maniera adeguata alle proprie peculiarità, sia caratteriali che razionali.
Chief Marketing Officer & Business Development Manager 4Timing SIM
“Per aspera ad astra“
Curioso per natura, nelle mie esperienze professionali ho sviluppato competenze differenti tra loro, condividendo ed acquisendo know-how in uno scambio che mi ha consentito di crescere nel corso degli anni, come professionista e come persona. Negli ultimi 13 anni mi sono dedicato alla Consulenza Finanziaria e nel 2015 sono entrato in 4Timing per realizzare, insieme agli altri soci fondatori, 4Timing SIM: un intermediario indipendente che rappresenta una boutique per il Consulente che vuole evolversi professionalmente e per l’investitore che desidera un rapporto professionale innovativo e di alto livello.