Fear Of Missing Out (FOMO): la paura di perdere una grande opportunità
Nel 2021 alcuni titoli emergenti sui mercati finanziari hanno fatto molto rumore per le stratosferiche opportunità di guadagno offerte agli investitori. Parliamo, ad esempio, del +12.000% segnato da Dogecoin a maggio o dei meme stock di Gamestop, che hanno visto i loro prezzi aumentare di più di dieci volte all’inizio dell’anno.
Nonostante il rischio di comprare in alto e vendere in basso, molti investitori hanno partecipato a questi rally, e la FOMO ha avuto un ruolo chiave nel processo.
Cosa si intende con FOMO? E come la paura di restare esclusi può incidere sulle scelte di investimento?
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FOMO, di cosa si tratta
L’acronimo FOMO identifica la Fear Of Missing Out, ovvero la paura di essere tagliati fuori e di perdersi qualcosa.
Il termine è usato soprattutto in relazione alle generazioni più giovani dei Millennials e della Gen Z, ma gli studi rivelano che si tratta di un fenomeno sociale trasversale.
Nel mondo della digitalizzazione e dei social media ognuno è costantemente connesso e aggiornato sulle attività della propria cerchia sociale. Il 56% delle persone teme di perdere notizie, eventi e aggiornamenti se sta lontano dai social per più di 12 ore.
La sensazione di perdere un’opportunità, rispetto ad altri che invece ne traggono beneficio, può guidare anche molte decisioni in ingresso e in uscita dagli investimenti.
Secondo gli analisti la Fear Of Missing Out sarebbe una delle cause dei rally di mercato nella fase post-pandemica. In genere, infatti, la FOMO coglie gli investitori in momenti di forte volatilità del mercato, quando una crescita significativa in tempi relativamente brevi suscita la volontà di cavalcare il movimento per trarvi un guadagno.
Quali sono le cause che generano la FOMO?
Le cause scatenanti della FOMO sono invidia (39%), gelosia (30%) e delusione (21%) rispetto al proprio gruppo di pari e alla comunità.
Uno studio condotto da ricercatori di Stanford dimostra che ciò che gli investitori temono maggiormente non è tanto il rischio di una perdita, quanto il rischio di ʻfare maleʼ rispetto agli altri.
Qual è il rischio di investire guidati dalla FOMO? Creare bolle di asset e crolli di mercato.
Nella fase di mercato in cui si crea una bolla, con una rapida crescita del prezzo del bene ed elevati volumi di scambio, la paura di essere lasciati indietro mentre altri realizzano un investimento redditizio gioca un ruolo determinante, perché induce l’investitore a preferire il rischio di una perdita rispetto al restare escluso.
E nel momento in cui la bolla scoppia, meglio affrontare la perdita come il resto della collettività che esserne rimasto ai margini.
Questo fenomeno, definito “herding behavior”, porta gli investitori ad operare in preda al sentimento collettivo e ad una componente puramente emozionale. Sono così deviati completamente da una gestione sistematica e da un sano controllo del rischio.
Proprio per evitare questo tipo di comportamenti sui mercati finanziari, in 4Timing SIM riteniamo fondamentale l’impostazione di una gestione attiva degli investimenti e di un controllo dinamico del rischio, che perseguano attivamente la pianificazione di portafoglio del singolo cliente.
Grazie a strategie come il Trend Following e il Machine Learning, avvalendoci di sistemi quantitativi e di intelligenza artificiale nelle scelte di investimento, è possibile mitigare gli errori comportamentali dell’uomo, guidati dall’intuito e dalle emozioni.
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Il fattore FOMO sui mercati finanziari
Il fenomeno della FOMO non è estraneo ai mercati finanziari degli ultimi vent’anni.
La bolla “Dotcom”
Un esempio efficace diherd instinct e investimenti guidati dallaFear Of Missing Out è la bolla Dotcom, che ha caratterizzato la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000.
Alla fine del secolo scorso, lo sviluppo della New Economy e il clima di fiducia generale orientato a crescita e progresso determinò un aumento delle valutazioni azionarie dei titoli tecnologici statunitensi.
La bolla che si creò a partire dal 1995 fu alimentata da massicci investimenti in “dotcom companies”, aziende nel settore Internet e informatico in fase di sviluppo. Queste ne portarono allo scoppio a marzo 2000, quando i bilanci pubblicati da diverse aziende resero evidente che l’investimento nelle società del comparto non si era rivelato profittevole.
Le conseguenze?
Le quotazioni cominciarono a calare drasticamente per effetto delle prime importanti vendite di quanti disinvestirono prima che i titoli in portafoglio si svalutassero ulteriormente. L’indice Nasdaq fu portato a perdere in tre giorni ca. il 9% e nei mesi successivi a raggiungere un drawdown superiore al -80%.
Nel corso del 2001 molte dotcom companies fallirono o furono oggetto di operazioni di acquisizione e fusione. Nel 2004 solo il 50% delle società quotate nel 2000 erano ancora attive, a quotazioni infinitesimali rispetto ai loro massimi.
Cosa insegna questa vicenda?
Operare secondo la filosofia di investimento di Warren Buffett, avido quando gli altri sono spaventati e spaventato quando gli altri sono avidi, è tutt’altro che scontato.
Gli investitori possono compiere scelte di investimento e disinvestimento ispirate all’agire comune e alle prassi maggiormente diffuse. Rispondono all’euforia del momento in fase di crescita della bolla e alla paura di perdere l’intero valore dei titoli in portafoglio in fase di scoppio.
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Criptovalute
Essere disciplinati nel seguire la propria strategia di investimento e perseguire un obiettivo a lungo termine, del resto, non è così semplice.
La storia mostra che anche i più grandi investitori possono cedere alla FOMO.
Un esempio?
Stanley Druckenmiller, considerato uno degli investitori di maggiore successo, negli anni Novanta perse 3 miliardi di dollari dopo avere comprato all’inizio della bolla dotcom. Nonostante diversi anni di esperienza in investimenti alle spalle, Druckenmiller ha ammesso di avere agito in quell’occasione in maniera emotiva, abbandonando ogni disciplina perché vedeva altri guadagnare mentre lui restava in disparte.
Non solo.
La FOMO ha portato oggi l’investitore americano a comprare Bitcoin.
Per sua stessa ammissione, dopo avere visto salire il valore della criptovaluta, Druckenmiller si è sentito “un idiota” a non esserne ancora in possesso.
Sentirsi come Stanley Druckenmiller è comune, e non solo in relazione alle criptovalute. Basti pensare alle azioni di AMC Entertainment Holdings e GameStop, lanciate dai retail trader della comunità di Reddit.
Il destino delle criptovalute è segnato?
La pressione di stare al passo con conoscenti, amici ed esperti dei social media è ampiamente avvertita.
È indicativo che mentre l’investitore americano percepiva la paura di restare escluso dalla corsa ai Bitcoin, l’elvetica UBS metteva in guardia i propri clienti sul rischio di scoppio di una nuova bolla sul mercato delle criptovalute, ponendo l’accento su un possibile restringimento della regolamentazione a livello internazionale.
Questo significa che il destino delle criptovalute è segnato come per le dotcom companies del passato?
Se UBS chiede prudenza, PayPal ispira un’ulteriore adozione mainstream dell’asset class espandendo oltre il territorio statunitense i suoi servizi di criptovalute. Anche i clienti inglesi di PayPal da fine agosto potranno acquistare, vendere e detenere Bitcoin e altre criptovalute.
Attenzione però.
I prezzi di questi asset continuano a rimbalzare. E un fattore come il rimbalzo del Bitcoin da un calo di oltre l’80% nel 2018 al massimo storico di quest’anno potrebbe fungere da carburante e alimentare il rimpianto di non avere colto l’opportunità.
C’è anche chi ha visto in questi fattori comportamentali un’opportunità di mercato. Per accontentare gli investitori che hanno “paura di essere tagliati fuori”, la società Tuttle Capital Management ha lanciato a marzo 2021 un ETF FOMO che scommette sull’investimento in aree di mercato di tendenza.
La strategia del fondo è legata alla FOMO perché permette di investire in aree del mercato attualmente favorite dagli investitori, arginando così la Fear Of Missing Out.
Una possibilità per tenere sotto controllo la paura di restare tagliati fuori?
Confronto con un consulente finanziario indipendente come 4Timing SIM
Rimanere fedeli alla propria filosofia di investimento, in una prospettiva di lungo termine, è la strada da percorrere per evitare di agire spinti dalla paura di restare esclusi.
Gli aspetti comportamentali, però, tipici dell’essere umano, lo rendono un obiettivo difficile da perseguire.
Per questo, in un contesto di incertezza, il confronto con un consulente finanziario indipendente come 4Timing SIM si rivela un valore aggiunto. Serve per controllare i costi, il rischio e la gestione comportamentale del patrimonio, in una logica professionale di servizio e anziché di prodotto.
Chief Marketing Officer & Business Development Manager 4Timing SIM
“Per aspera ad astra“
Curioso per natura, nelle mie esperienze professionali ho sviluppato competenze differenti tra loro, condividendo ed acquisendo know-how in uno scambio che mi ha consentito di crescere nel corso degli anni, come professionista e come persona. Negli ultimi 13 anni mi sono dedicato alla Consulenza Finanziaria e nel 2015 sono entrato in 4Timing per realizzare, insieme agli altri soci fondatori, 4Timing SIM: un intermediario indipendente che rappresenta una boutique per il Consulente che vuole evolversi professionalmente e per l’investitore che desidera un rapporto professionale innovativo e di alto livello.