Che cos’è il risk appetite?
Le abitudini finanziarie degli investitori stanno cambiando nel corso degli ultimi anni, portando sempre più ad una ricerca di rendimenti su mercati nuovi e poco conosciuti, esponendosi a strumenti ed asset class più volatili e molto meno prevedibili di quelle utilizzate per la maggiore nel passato.
È così che il vecchio adagio del buon asset obbligazionario, che tende a mitigare il grado di rischio di un portafoglio, viene fortemente messo in discussione dalla pericolosità dell’esposizione di tali componenti alle decisioni di politica economica o dalle aspettative espresse in merito dai mercati finanziari; dal rischio emittente che in taluni settori, come quello bancario o societario ad alto rendimento (High Yield), torna a far paura a causa di un incremento dei tassi di default e degli spreads che da qualche mese sono ritornati sopra la media storica.
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Viene messo in discussione anche dai “gusti” degli investitori, che non sono molto propensi a prestare denaro ad un emittente a fronte di un corrispettivo estremamente esiguo o addirittura negativo.
È così che la “piramide finanziaria” dei clienti/investitori, oggi tende ad assumere forme differenti rispetto a quelle cui siamo stati abituati, manifestando dei contorni e delle segmentazioni meno nette e molto meno geometriche che in precedenza; modificando di conseguenza il lavoro di impostazione del portafoglio da parte del Consulente, che risulta maggiormente pregno di difficoltà.
Per continuare l’analogia con il mondo dell’alimentazione, analogamente al lavoro realizzato da uno Chef stellato (che crea il proprio menù di stagione, cercando di proporre qualcosa di innovativo e contestualmente incontrare i gusti delle persone che lo giudicheranno per il suo operato), il Consulente finanziario è chiamato svestire i troppo spesso utilizzati panni del cuoco (che riproduce fedelmente quanto inserito in menu dal proprio chef) e attivarsi in prima persona per scovare, comprendere ed interpretare i “gusti” delle persone che si siederanno al proprio tavolo finanziario.
Dovrà essere cioè in grado di proporre un menù che tenga conto della stagione in cui verrà proposto e che comprenda una serie di portate, che risultino singolarmente gustose ed equilibrate, che abbiano una buona sequenza temporale di presentazione e che facciano allontanare i clienti dal proprio desco soddisfatti e con la voglia di ritornarci ancora, magari accompagnati da persone con cui hanno piacere a condividere un lavoro ben fatto.
Una sana dieta “finanziaria”
Alla base della dieta finanziaria degli investitori, dunque, resteranno inevitabilmente ancora i “carboidrati” (comparto obbligazionario corporate e governativo M/L termine) e le “fibre” (comparto liquidità e assimilati), che dovranno però essere pesati esattamente in corrispondenza del proprio fabbisogno energetico, tarandone il consumo in base all’apporto calorico (di rischio) che comportano; provando a mantenere le proprie abitudini ma utilizzando tanti piccoli accorgimenti, come una selezione più attenta degli alimenti/elementi, ricercando quelli che presentino caratteristiche di gusto simili ma che risultino meno dannosi, come la pasta integrale, la frutta BIO e i biscotti senza glutine; quindi tenendo conto della reale contribuzione al rischio (finanziario/corporeo) che tali componenti in portafoglio apportano in un’ottica prospettica.
Il giusto mix di ingredienti
Viste le magre e preoccupanti prospettive che la base di questa piramide finanziaria propone per il futuro più prossimo, la parte che per convenzione è indicata come maggiormente dinamica ed esposta ai rischi di mercato (comparti obbligazionari ad alto rendimento, comparti flessibili e bilanciati, comparti azionari globali large-cap), tende ad assumere un’importanza ed un peso tendenzialmente maggiori nei portafogli dei clienti, dato l’aumento del risk appetite degli investitori alla ricerca di rendimenti.
Ciò che può essere paragonato al “condimento” della piramide nutrizionale, dunque, in questo nuovo contesto assume un’importanza crescente e più centrale nelle diete finanziarie dei clienti, nonostante di solito ricopra un ruolo di accompagnamento.
Questo arricchimento di gusto potrà enfatizzare o sminuire le materie prime a cui si accompagna, pertanto bisognerà tener conto del fatto che una dieta troppo esposta verso un dosaggio robusto e continuativo di tali componenti, in assenza di una maggiore attività fisica (accomunabile ad una maggiore dinamicità nella manutenzione del portafoglio) porterà nel medio periodo inevitabilmente a delle conseguenze poco piacevoli per chi ne farà un utilizzo incontrollato.
In un’ottica di completezza non potranno mancare le “proteine”, fondamentali per un corretto apporto energetico ed assimilabili tramite alimenti di varia origine.
Da un punto di vista finanziario parliamo di elementi con un grado di rischio intrinseco elevato (comparti azionari small-cap, azionari area geografica, azionari settoriali globali), che incrementano l’esposizione del portafoglio alla creazione o distruzione di valore espressa dai mercati finanziari.
Date le caratteristiche di questo elemento, il suo utilizzo dipenderà in primis dai “gusti” del cliente, ossia dalla sua propensione al rischio e dalla ricerca di un extra-rendimento rispetto al mercato; altresì, sarà assimilato tanto meglio quanto maggiore sarà l’attività esercitata.
Come rifinitura di un adeguato menù finanziario si potrà far ricorso ad altri due ingredienti:
Le “spezie” (comparti azionari su singoli mercati, singoli settori, singole commodity), che se ben dosate ed utilizzate al momento opportuno, avranno la capacità di esaltare quanto preparato.
Il “dolce” (certificates, valute), che grazie a sempre più aggiornate strategie di enfatizzazione dei risultati o a nuovi meccanismi di downside protection offerti sul mercato dall’industria finanziaria, possono rappresentare una reale e valida alternativa nella ricerca di rendimenti, unendo a un risultato atteso anche un buon grado di protezione di vario tipo.
Quindi il giusto mix di “ingredienti” che oggi potrebbe dar vita ad un portafoglio ottimale, dovrà tener conto di tutte queste nuove variabili che provengono dai mercati finanziari ma anche delle preferenze comportamentali degli investitori.
Dovrà perciò essere impostato ripensando agli asset che fin qui sono stati utilizzati come monolitici, e trovare delle valide alternative che tengano conto innanzitutto del contesto di mercato attuale (ma soprattutto futuro o futuribile), cercando di portare comunque al cliente gli elementi di cui necessita e di cui è in cerca.
Chief Marketing Officer & Business Development Manager 4Timing SIM
“Per aspera ad astra“
Curioso per natura, nelle mie esperienze professionali ho sviluppato competenze differenti tra loro, condividendo ed acquisendo know-how in uno scambio che mi ha consentito di crescere nel corso degli anni, come professionista e come persona. Negli ultimi 13 anni mi sono dedicato alla Consulenza Finanziaria e nel 2015 sono entrato in 4Timing per realizzare, insieme agli altri soci fondatori, 4Timing SIM: un intermediario indipendente che rappresenta una boutique per il Consulente che vuole evolversi professionalmente e per l’investitore che desidera un rapporto professionale innovativo e di alto livello.