Consulenza indipendente 4T: un modello trasparente

Le banche, le reti di distribuzione e i consulenti finanziari non indipendenti percepiscono provvigioni di vendita in base al tipo di prodotti finanziari che collocano. Se a questo aggiungiamo che i costi rappresentano la principale fonte di reddito per le banche e le reti di distribuzione e che prodotti costosi hanno provvigioni più alte, otteniamo la ricetta di un vero e proprio conflitto di interessi.

E non è finita qui.

Un altro motivo che ci spinge a diffidare da questo schema organizzativo è che le loro provvigioni si attivano solo in caso in cui il capitale sia investito. Questo comporta un incentivo a tenere il capitale dei clienti sempre investito a prescindere dall’andamento dei mercati finanziari, piuttosto che un interesse primario a proteggerlo e farlo crescere nel tempo. Perché, per i soggetti che fanno parte di questo classico schema, non investire equivale a non guadagnare.
Forse è per questo motivo che il vostro vecchio consulente finanziario non vi ha mai consigliato di uscire dai mercati, anche di fronte a crisi epocali. Perché, per loro, i clienti che non investono non sono clienti.

Un consulente indipendente, invece, anziché essere remunerato dagli Asset Managers per i prodotti che colloca sul mercato, è remunerato direttamente dal cliente, tramite una parcella, per il lavoro professionale svolto. Ciò vuol dire che non ha alcun interesse verso il marchio o il nome degli strumenti raccomandati, e ancor meno interesse a tenere i propri clienti investiti sul mercato a tutti i costi.

Un consulente finanziario indipendente ha esclusivamente interesse alla crescita e alla protezione del capitale che i clienti gli affidano, selezionando gli strumenti più efficienti in termini di costi-rischio-opportunità, anche uscendo temporaneamente dai mercati se necessario.