Come varia la tassazione sulle obbligazioni in Italia?
In Italia la tassazione sulle obbligazioni è soggetta a un quadro normativo piuttosto articolato; comprendere in che modo e quali specifiche normative fiscali sono applicabili a questi strumenti finanziari è fondamentale per una corretta pianificazione finanziaria e per ottimizzare i ritorni sui propri investimenti.
Le obbligazioni rappresentano una componente essenziale del portafoglio di molti investitori, date le loro particolari caratteristiche che offrono una combinazione di reddito e di stabilità. Al pari di qualunque altro strumento finanziario, questi titoli non sono scevri da implicazioni fiscali che, se gestite in maniera ottimale, possono fornire un grande valore aggiunto nella selezione e nella gestione dei propri investimenti.
In questo articolo approfondiamo le principali regole fiscali che disciplinano le obbligazioni in Italia, differenziando tra varie tipologie di titoli e considerando alcune situazioni particolari.
Quanti sono i tipi di obbligazioni?
Quando si dice “ho investito in obbligazioni” si tende a semplificare un universo piuttosto ampio e variegato, che non può essere ricondotto a una tipologia di titolo standard in quanto, a seconda dell’emittente, della struttura e del funzionamento, può portare a risultati differenti e più o meno complessi, di cui bisognerebbe tener conto prima di effettuare una scelta di investimento a “cuor leggero”.
In questo articolo non entreremo nei dettagli di questo argomento, ma ci limiteremo ad analizzare le implicazioni fiscali connesse alle varie tipologie di obbligazioni; quindi partiamo da un breve elenco delle principali obbligazioni che, come sappiamo, possono essere emesse da una vasta gamma di soggetti, tra cui Stati nazionali, enti sovranazionali, enti pubblici/municipali e società private.
Da un punto di vista fiscale, possiamo distinguere alcune macro-categorie composte che, per quanto differenti nelle caratteristiche e nel funzionamento, sono accomunate da un’applicazione simile delle regole fiscali.
Ognuno di questi titoli può fruttare degli interessi positivi agli investitori che li detengono, fondamentalmente attraverso due vie:
- Cedole periodiche
- Differenza tra prezzo acquisto e prezzo di vendita/rimborso (plusvalenza)
In entrambi i casi, la tassazione applicata agli interessi prodotti risulterà la medesima; indifferentemente che i rendimenti provengano da cedole, da plusvalenze realizzate sul mercato o da plusvalenze dovute a un disaggio di emissione (es. BOT o CCT).
Un aspetto fondamentale di cui tener conto, sopra ogni cosa, è se la tassazione avviene alla fonte o meno. Questo dipende primariamente dal regime fiscale scelto dall’investitore, che definisce il cambiamento del momento in cui le imposte vengono applicate e, in molti casi, tende a modificare sensibilmente anche i rendimenti realizzati a seguito di un’ottimizzazione fiscale.
Tra i vari aspetti da sottolineare, si pensi ad esempio alla tassazione delle cedole obbligazionarie, che in regime amministrato sono tassate alla fonte al momento dello stacco, a prescindere dal risultato complessivo degli investimenti, mentre in regime gestito fanno cumulo con il risultato complessivo, che viene tassato a fine anno solo in caso di risultato positivo.
Per un approfondimento più dettagliato, qui un articolo dedicato a questo delicato aspetto.
Tassazione dei titoli di Stato, sovranazionali e municipali
Gli enti pubblici (o assimilati) hanno facoltà di emettere prestiti obbligazionari per raccogliere capitali da utilizzare sul territorio di competenza, allo scopo di finanziare progetti, opere infrastrutturali e altri obiettivi di interesse pubblico che siano a vantaggio della collettività.
I titoli di Stato italiani (BOT, BTP, BTP-Italia, BTP€i, CCT, CCTeu, CTZ), sono emessi dal Dipartimento del Tesoro e rappresentano una forma di prestito concesso dal cittadino allo Stato, per finanziare il funzionamento generico della “cosa pubblica”, insieme a progetti e opere a livello nazionale.
I titoli municipali (BOR, BOP e BOC) sono emessi da enti territoriali quali le Regioni, le Province e i Comuni, al fine di finanziare progetti e opere strettamente locali.
Le obbligazioni sovranazionali, invece, sono emesse da organizzazioni internazionali che operano al di sopra delle singole nazioni, con lo scopo di sostenere progetti di sviluppo strategico in determinate aree geografiche del pianeta.
Tra gli emittenti più noti in questa categoria, troviamo:
- Banca Mondiale (World Bank): finanzia progetti per ridurre la povertà globale.
- Banca Europea per gli Investimenti (BEI): supporta iniziative legate allo sviluppo economico nell’Unione Europea.
- Fondo Monetario Internazionale (FMI): fornisce supporto finanziario per stabilizzare le economie globali.
Proprio per tali scopi di raccolta del capitale per impieghi a sfondo sociale, rispetto alle altre tipologie di obbligazioni normalmente reperibili sul mercato, questi titoli beneficiano di un’imposizione fiscale agevolata sui loro rendimenti.
Per ognuno di essi, infatti, è prevista l’applicazione di un’aliquota del 12,5% sia sui rendimenti prodotti dallo stacco cedolare periodico (es. BTP) che sulle plusvalenze realizzate sul disaggio di emissione (es. CTZ) o sulla differenza positiva tra il prezzo di acquisto e il prezzo di rimborso/vendita.
Tassazione sulle obbligazioni corporate
Le obbligazioni corporate sono titoli di debito emessi da società private, al fine di reperire capitali da utilizzare per l’esercizio d’impresa.
In questo modo, rivolgendosi a un pubblico di sottoscrittori ampio ed evitando di ricorrere a più onerosi prestiti bancari, le aziende riescono a raggiungere obiettivi strategici come:
- Finanziare progetti di crescita interna o sul mercato;
- Ristrutturare il debito, rifinanziando i debiti esistenti a condizioni più favorevoli;
- Effettuare acquisizioni o fusioni aziendali per rafforzare la posizione sul mercato;
- Gestire il capitale circolante per coprire esigenze operative quotidiane;
- Investire in sostenibilità con l’emissione di green-bonds, per progetti eco-sostenibili.
A prescindere dallo scopo per il quale un’impresa privata ricorra al mercato dei capitali, in Italia la tassazione sulle obbligazioni corporate è relativamente semplice: le rendite ottenute, compresi gli interessi, sono soggette a un’imposta sostitutiva del 26%.
Questo regime fiscale è semplice per gli investitori, poiché consente una facile gestione fiscale e la prevedibilità delle imposte dovute. Esistono, tuttavia, anche in questo caso delle eccezioni di cui tener conto.
Tassazione dei titoli di risparmio per l’Economia Meridionale
I titoli di risparmio per l’economia meridionale, a dispetto del loro nome, non sono emessi da enti pubblici.
Si tratta invece di titoli obbligazionari che possono essere emessi da qualunque banca, al fine di incrementare il credito verso le PMI del Mezzogiorno d’Italia (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia) e sostenere lo sviluppo di lungo termine in tali aree del Paese, riducendo così lo squilibrio esistente con altre regioni.
Così come per i titoli emessi dagli enti pubblici, grazie allo scopo di fondo per il quale queste obbligazioni vengono emesse, anche questa tipologia beneficia di un’aliquota fiscale agevolata sui rendimenti. Ad oggi è infatti prevista un’imposta sostitutiva del 5%, la più bassa in assoluto attualmente in vigore in Italia.
Tassazione sulle obbligazioni corporate a partecipazione statale
Le società a partecipazione statale rappresentano un ibrido nel panorama degli emittenti titoli obbligazionari.
Infatti, se da un lato è vero che si tratta di aziende private che esercitano attività d’impresa, dall’altro è altrettanto vero che la partecipazione statale nella compagine azionaria è sostanzialmente dovuta al ruolo che tali imprese esercitano nella collettività. In particolare, la discriminante è se tali aziende forniscono o meno un servizio pubblico.
Nel caso in cui un investitore abbia acquistato una di queste due tipologie di strumenti finanziari, si troverà a dover gestire una fiscalità un po’ più complicata rispetto agli altri strumenti.
Infatti, se all’atto della vendita si generano delle minusvalenze, queste vengono registrate (come al solito) tra i redditi diversi. Se le minusvalenze superano le plusvalenze, la parte eccedente può essere accantonata e riportata in avanti per i successivi quattro anni.
Aziende storiche come le Ferrovie dello Stato (FF.SS.), l’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), l’Ente Nazionale per l’Energia eLettrica (ENEL) e altri, sono un esempio perfetto del tipo di società cui si può fare riferimento in questo caso, in quanto sono state dapprima aziende puramente statali e successivamente, con le attività di privatizzazione formale e sostanziale succedutesi negli anni, sono diventate società a partecipazione statale che forniscono un servizio pubblico.
Le liberalizzazioni e la conseguente apertura ai privati del mercato delle forniture di servizi pubblici, hanno comportato una importante variazione nell’inquadramento di tali aziende, che, con la nascita di una concorrenza nel settore, non hanno più operato in regime di monopolio come in precedenza.
Per questo motivo, dal 2014 in avanti queste società a partecipazione ibrida sono fiscalmente equiparate a società puramente private e, come tali, i rendimenti delle obbligazioni che emettono sono tassati al 26% (prima del 2014 le obbligazioni di FF.SS, ENI e ENEL erano tassate al 12,50%).
Oggi, tra le società più importanti e quotate che ancora esercitano un servizio pubblico in regime di monopolio, c’è Cassa Depositi e Prestiti (CDP) che, tramite una raccolta fondi effettuata principalmente attraverso il canale Poste Italiane, impiega tali risorse finanziarie in prestiti verso lo Stato italiano e le amministrazioni locali e in investimenti in imprese private italiane che sviluppano progetti ritenuti strategici per lo sviluppo dell’economia nazionale.
Per questo motivo, la tassazione sulle obbligazioni CDP è del 12,50%.
Tassazione sulle obbligazioni estere
L’investimento in obbligazioni estere può comportare alcune complessità aggiuntive, come la necessità di tener conto anche del rischio legato alla valuta di riferimento in cui l’obbligazione viene emessa.
Da un punto di vista fiscale, invece, è possibile affermare in linea generale che gli interessi derivanti da obbligazioni estere sono tassati allo stesso modo dei titoli obbligazionari emessi in Italia. Semplificando estremamente: 26% per le corporate e 12,50% per le statali o municipali.
ATTENZIONE!!
In questo caso specifico bisogna tener conto di 2 aspetti di eccezione fondamentali:
- I rendimenti da obbligazioni statali o municipali sono tassati al 12,50% solo se l’emittente fa parte della cd. “white list”, ossia se si tratta di Paesi ritenuti trasparenti e che cooperano a livello internazionale per combattere l’evasione e l’elusione fiscali.
Al contrario, le obbligazioni emesse da Stati che non rientrano in questa lista, non godono di un’imposizione agevolata e, pertanto, sono tassate al 26%. - E’ anche possibile che l’investitore debba pagare una ritenuta alla fonte nello Stato in cui l’obbligazione (statale, municipale o corporate) è emessa.
In questi casi, entra in gioco la “convenzione contro la doppia imposizione” eventualmente stipulata tra l’Italia e il Paese estero, che consente di evitare che gli interessi del titolo obbligazionario vengano tassati due volte, consentendo all’investitore di recuperare, parzialmente o totalmente, tale fiscalità in Italia.
Questa breve ma articolata panoramica delle caratteristiche, dei regolamenti e delle eccezioni cui sono sottoposti i titoli obbligazionari in un inquadramento fiscale, fa comprendere come l’eccessiva semplificazione di questo strumento nell’immaginario collettivo, possa comportare problemi fiscali sul proprio portafoglio finanziario che impattano (anche notevolmente) sui rendimenti dei propri investimenti.
Per questo motivo, per godere di una corretta gestione dei propri investimenti ottimizzandoli anche da un punto di vista fiscale oltre che finanziario, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista dedicato, che operi possibilmente senza conflitti di interesse.
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Chief Marketing Officer & Business Development Manager 4Timing SIM
“Per aspera ad astra“
Curioso per natura, nelle mie esperienze professionali ho sviluppato competenze differenti tra loro, condividendo ed acquisendo know-how in uno scambio che mi ha consentito di crescere nel corso degli anni, come professionista e come persona. Negli ultimi 13 anni mi sono dedicato alla Consulenza Finanziaria e nel 2015 sono entrato in 4Timing per realizzare, insieme agli altri soci fondatori, 4Timing SIM: un intermediario indipendente che rappresenta una boutique per il Consulente che vuole evolversi professionalmente e per l’investitore che desidera un rapporto professionale innovativo e di alto livello.