La crisi energetica esplosa su scala globale a seguito degli avvenimenti geopolitici del 2022, ha portato gli Stati importatori di materie prime energetiche ad avviare un’intensa attività di ricerca verso energie alternative, necessarie per supportare il fabbisogno nazionale o quanto meno per ridurre la dipendenza da Paesi terzi.
Con un occhio agli accordi di Parigi sull’ambiente, le ricerche si sono indirizzate verso fonti di energia rinnovabili o, per lo meno, di energia pulita. E proprio a questo proposito, si è tornati a parlare di nucleare e di centrali nucleari di nuova generazione. Il dubbio sull’effettiva efficienza di tale soluzione resta però abbastanza elevato e lascia subito spazio a una domanda: l’energia prodotta dalle centrali nucleari permetterebbe di superare l’attuale crisi energetica nel mondo ed in Italia? Potrebbe rappresentare un “jolly” energetico per il nostro Paese? Quotidianamente, il nostro lavoro sui mercati finanziari ci obbliga ad acquisire, elaborare e analizzare migliaia di dati. Questo processo ci permette di avere un “vantaggio informativo” necessario per prendere decisioni supportate da dati.
Supportati quindi da dati oggettivi reperiti da fonti verificabili, abbiamo voluto cercare risposte ad alcuni quesiti, analizzando vantaggi e svantaggi dell energia nucleare con particolare riguardo al contesto italiano.
Energia nucleare: il contesto globale
Negli ultimi 50 anni, l’uso dell’energia nucleare ha ridotto le emissioni di CO2 di oltre 60 gigatonnellate, pari a quasi due anni di emissioni globali legate all’energia. Tuttavia, nelle economie avanzate, l’energia nucleare ha cominciato a decrescere, a causa della chiusura di molti impianti e pochi nuovi investimenti effettuati, proprio quando il mondo richiede più elettricità a basse emissioni di carbonio: L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) sottolinea che, senza investimenti massicci, l’energia nucleare nelle economie avanzate potrebbe diminuire di due terzi entro il 2040 (fig.2).
Proprio per favorire gli investimenti nel settore nucleare ed in seguito ad un aspro dibattito durato alcuni mesi, il 2 febbraio 2022 la Commissione Europea ha approvato un atto delegato complementare sul clima che include il settore dell’energia nucleare e del gas nell’elenco delle attività economiche coperte dalla tassonomia1 dell’UE. Questo si traduce in una sorta di “promozione” di queste 2 fonti energetiche tra le energie sostenibili e, ancor di più, energie rinnovabili.
Gas e nucleare dovranno contribuire ad accelerare il passaggio dai combustibili fossili a un futuro climaticamente neutro attraverso emissioni nette paro a zero entro il 2050.
Gli investimenti sulle attività legate al nucleare dovranno però rispondere a condizioni rigorose e con determinate scadenze:
- Ricerca, sviluppo e distribuzione di tecnologie avanzate (IV Generazione) che minimizzino i rifiuti e aumentino gli standard di sicurezza, fino al 2045;
- Nuovi impianti con la tecnologia esistente per la generazione elettrica o calore (III+ Generazione);
- Miglioramento e modifica di impianti nucleari esistenti allo scopo di estenderne la vita, fino al 2040.
Inoltre l’UE sottolinea che “requisiti globali di sicurezza nucleare e gestione dei rifiuti si applicano affinché tutte le attività nucleari siano qualificate nel pieno rispetto di tutti i pertinenti requisiti normativi e del criterio della migliore tecnologia e monitorate dalla Commissione. Sono stati previsti requisiti aggiuntivi e più severi in materia di smaltimento dei rifiuti, finanziamento e pianificazione della disattivazione”.
Analizziamo quindi se vi è la possibilità di attuare quanto previsto dalla UE in termini di finanziamento e creazione di una filiera nucleare in Italia.
1 l Regolamento (UE) 2020/852 – “Regolamento Tassonomia” (EU Taxonomy for Sustainable Activities – European Commission) è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il 22 giugno 2020 ed è entrato in vigore il 12 luglio 2020: si tratta di un sistema di classificazione (“tassonomia”) coniato dall’UE che fornisce specifiche indicazioni sulle attività economiche possono essere considerate sostenibili.
I principali soggetti interessati all’evoluzione ed emanazione del Regolamento sono: il mondo della finanza (che deve indicare quanto sostenibile sia effettivamente un investimento); i governi (che devono stanziare incentivi ad aziende green); le aziende (che devono rendicontare il proprio impatto sull’ambiente).
La produzione di energia nucleare in Italia permetterebbe di ridurre la dipendenza dall’estero?
Partiamo dal comprendere come funzionano le centrali nucleari e quindi da dove viene prodotta questa energia.
La materia prima che permette la creazione di energia nucleare è l’uranio.
L’uranio (U) è un metallo relativamente comune, che si trova nelle rocce e nell’acqua di mare. Non sono rare quindi concentrazioni economiche di questo elemento, che si localizzano in determinate aree del pianeta:
I dati rilevati da OECD mostrano che il 90% dei giacimenti di uranio utilizzabile si concentra in soli 10 Paesi. Secondo questa analisi, l’Italia non figura tra le nazioni con distribuzione di risorse di questo metallo pesante, restando di conseguenza vincolata all’approvvigionamento estero.
Se si tratta poi di valutare la produzione di energia nucleare su suolo nazionale, si aggiunge un ulteriore fattore da considerare.
Una volta estratto, il metallo deve essere lavorato (arricchito) per potere poi essere impiegato come combustibile nelle centrali nucleari. Questo processo è tutt’altro che di semplice realizzazione e l’Italia non possiede la tecnologia necessaria per svolgere il processo di arricchimento; inoltre, tale settore è dominato da un numero ristretto di società (principalmente francesi), che si occupano di soddisfare la domanda internazionale dei reattori.
Il prezzo dell’uranio è soggetto a escursioni come il prezzo del gas o il prezzo del petrolio?
Al pari di qualsiasi altra materia prima utilizzata come fonte di energia, così come il prezzo del petrolio o il prezzo del gas, anche il prezzo dell’Uranio ha un mercato e tende ad oscillare più o meno a seconda di alcune circostanze che ne coinvolgono le estrazioni minerarie e la richiesta.
Analizzando i dati storici che riguardano l’andamento del prezzo di questa materia prima, arriviamo a un risultato inequivocabile: dal 1992 la volatilità mensile del prezzo dell’uranio è inferiore a quella del gas naturale.
Complici anche i rincari subiti da quest’ultimo nel recente periodo.
Tuttavia, nonostante ciò, anche il prezzo di questo metallo può essere soggetto a forti escursioni di prezzo.
Basti pensare alla crescita esponenziale registrata nel biennio 2005-2007, quando il prezzo dell’uranio registrò un aumento di oltre il 440%.
La costruzione di nuove centrali nucleari sarebbe una valida risposta alla crisi energetica in corso?
Analizzando i dati riferiti dalla World Nuclear Association, il lasso di tempo che trascorre tra gli studi di fattibilità e l’effettiva messa in servizio della nuova centrale può essere superiore anche a 10 anni:
Si tratta dunque di un lungo processo di collegamento alla rete, che inevitabilmente complica l’adattamento della produzione al consumo ― in particolare se si considera l’urgenza della situazione attuale.
È possibile riattivare le 4 centrali nucleari in dismissione presenti in Italia?
Per rispondere a questa domanda bisogna tenere in considerazione due fattori.
In Italia, attualmente il processo di smantellamento delle centrali (decomissioning) ha superato il 30% rendendo impossibile riattivare le centrali stesse.
I costi di smaltimento sono stimati a €7,9 miliardi, in netta crescita rispetto ai €2,4 miliardi stimati nel 2001 da SOGIN (società statale incaricata dell’operazione e commissariata dal governo Draghi lo scorso 15 giugno 2022).
Inoltre, in Italia non è ancora stato individuato il deposito nazionale unico di stoccaggio previsto dal decreto legislativo n.31 del 15 febbraio 2010 e condizione essenziale per finanziare le attività nucleari prevista dalla tassonomia UE.
Ho 25 anni di esperienza nel campo dell’Asset Management, maturati all’interno del Gruppo Banca Sella (Fiduciaria Sella SIM, Sella SGR, Banca Patrimoni e Sella & C.) e in Azimut Capital Management. Attualmente sono Responsabile delle Gestioni Patrimoniali Discrezionali di 4Timing SIM e Partner della Società.